ACE GUARD
Opposizione alla minaccia posta dall’Iraq durante la Prima Guerra del Golfo
Il 2 agosto 1990 l’Iraq invase il Kuwait, dando inizio alla prima Guerra del Golfo e minacciando la stabilità dell’intera regione, strategica per la sua ricchezza di riserve petrolifere. A motivo dell’invasione Saddam, rais iracheno, addusse la rivendicazione del Kuwait quale regione del proprio stato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU impose l’ultimatum di un ritiro incondizionato entro il 15 Gennaio, il cui fallimento portò alla formazione di una coalizione internazionale a guida statunitense che il 17 gennaio dichiarò guerra all’Iraq. Dato lo squilibrio delle forze in campo, la campagna aerea prima e terrestre poi fu molto rapida, e il 26 Febbraio Saddam ordinò la ritirata delle proprie truppe.
A fronte della crescente concentrazione di mezzi militari iracheni, la Turchia si sentiva minacciata sul fianco meridionale, condividendo il confine proprio con il paese di Saddam. Per questo, da membro dell’Alleanza Atlantica, nonostante le rassicurazioni irachene di non avere intenzione di attaccare la Turchia, il 17 Dicembre 1990 il governo turco invocò l’aiuto della NATO.
Il 2 gennaio 1991 il Defense Planning Committee della NATO – corpo politico allo stesso livello del Consiglio Nord Atlantico – decise di dispiegare la componente aerea dell’ “Allied Mobile Force” (AMF) nel sud-est della Turchia “per dimostrare la solidarietà collettiva e la determinazione dell’Alleanza ad affrontare ogni potenziale minaccia a un territorio alleato”. Prima di allora l’AMF non era mai stata dispiegata per ragioni differenti dall’esercitazione. Su richiesta dell’Alleanza, dunque, si attivarono Germania, Belgio e Italia: il governo tedesco inviò 18 Alpha Jet tedeschi, 2 elicotteri, 10 veicoli vari, 2 sistemi mobili di difesa e più di 590 unità di personale; il governo belga mobilitò 18 aerei Mirages e circa 250 militari a sostegno tecnico della missione; e l’Italia partecipò con sei F-104G Starfighter del 132° Gruppo 3° Stormo “Carlo Emanuele Buscaglia” di Villafranca. Destinazione della missione, le basi di Erhac ed Diyarbakir, quest’ultima situata a 300 km dal confine turco-iracheno; con l’obiettivo di effettuare dei voli di dissuasione e per proteggere le basi stesse (dunque di carattere puramente difensivo).