SEA GUARDIAN
Sorveglianza marittima nel Mediterraneo in funzione anti-terrorista
Il mediterraneo è sede dei cablaggi telematici di gran parte d’Europa; avvengono spesso episodi migratori illeciti e può essere luogo di transito per i terroristi jihadisti diretti in Europa. l’operazione “Sea Guardian” sostituisce la missione “Active Endeavour” della NATO, che era stata istituita in risposta agli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001. Inserita nel contesto della Strategia Marittima dell’Alleanza, delineata nel 2011, “Sea Guardian” prevede controlli a rotazione da parte di imbarcazioni di Stati membri e partner, allo scopo di sorvegliare lo spazio marittimo nell’area mediterranea, contrastare il terrorismo e sviluppare le capacità marittime regionali.
L’operazione ha una capacità piuttosto vasta e può prevedere fino a sette obiettivi, su richiesta del Consiglio Nord Atlantico. Al momento se ne perseguono tre: la sorveglianza dello spazio marittimo nell’area del Mediterraneo, il contrasto al terrorismo e lo sviluppo delle capacità marittime regionali dei Paesi che ne hanno necessità. Questi tre obiettivi rispondono a quelli generali dell’Alleanza di Difesa collettiva, gestione delle crisi e cooperazione nel campo della sicurezza. Tra gli altri obiettivi possibili vi sono: libertà di navigazione, interdizione navale, contrasto alle armi di distruzione di massa, protezione delle infrastrutture critiche.
L’operazione è sotto il comando del Quartier Generale Allied Maritime Command (HQ MARCOM), Northwood, nel Regno Unito.
I pattugliamenti vengono effettuati a rotazione tra le nazioni partecipanti e prevedono l’utilizzo di tre imbarcazioni: l’italiana ITS Aviere, la bulgara BGS Verni,e la turca TCG Gemlik (TUR) e due sottomarini: il greco HS Papanikolis e lo spagnolo ESPS Mistral. A supporto della missione agiscono i velivoli Patrol (MPA) dell’Alleanza, guidati, anch’essi a rotazione da: Italia, Spagna, Grecia, Turchia e Portogallo.