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MACEDONIA DEL NORD

Anagrafica

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Nome ufficiale: Repubblica di Macedonia del Nord
Capitale: Skopje
Superficie: 25.713 km2
Densità 82,4 ab/km2
Confini: Albania, Bulgaria, Grecia, Kosovo, Serbia
Popolazione: 2.118.945 (2018)
Composizione etnica: Macedoni (64,2%), Albanesi (25,2%), Turchi (3,9%), Rom (2,7%), Serbi (1,8%), altri (2,2%)
Forma di governo: Repubblica parlamentare
Lingue: Macedone
Religioni: Ortodossi macedoni (64,8%), Musulmani (33,3%), altre (1,9%)
Aspettativa di vita: 75.9 anni
Tasso di natalità: 10.8 nati/1000 abitanti
Servizio militare: 18 anni, volontario
Alfabetizzazione: 97,8%
Unità monetaria: Dinaro Macedone
PIL: 11,37 miliardi (2017)
Tasso di crescita del PIL: 0% (2017)
Debito pubblico/ PIL: 39,3%
Export partners: Germania (46,7%), Bulgaria (6,1%), Serbia (4,4%), Belgio (4,1%)
Import partners: Germania (11,9%), Regno Unito (10%), Grecia (8%), Serbia (7,1%), Cina (5,9%), Italia (5,5%), Turchia (4,5%), Bulgaria (4,3%)

Istituzioni

La Repubblica di Macedonia si è dichiarata indipendente dalla Jugoslavia l’8 settembre del 1991. È una Repubblica parlamentare e il nuovo presidente, eletto il 5 maggio 2019, è Stevo Pendarovski, il quale ha sostituito Gjorge Ivanov, in carica per due mandati, dal maggio 2009. Il socialdemocratico Pendarovski ha sconfitto al ballottaggio la candidata dell’opposizione, Gordana Siljanovska-Davkova.

Il Primo ministro è invece Zoran Zaev, in carica dal maggio 2017.

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Il Parlamento è unicamerale, con l’Assemblea (o Sobranie) composta da un numero compreso tra i 120 e i 140 membri, con un mandato di 4 anni. Le prossime elezioni si terranno nel 2020.

 

Il ramo giudiziario è retto da una Corte Suprema, composta da 22 giudici, e da una Corte Costituzionale, di 9 giudici. I giudici della Corte Suprema vengono nominati dal Consiglio Giudiziario, ovvero un corpo di professionisti incaricati dall’Assemblea. Anche i giudici della Corte Costituzionale sono incaricati dall’Assemblea e sono in carica per 9 anni.

Economia

Tra tutti i Paesi balcanici, l’economia della Macedonia del Nord registra valori superiori soltanto a quella del Kosovo. Il PIL pro capite rientra però nella media di quello detenuto dagli altri abitanti della regione. Il fatto che la Macedonia del Nord non sia bagnata dal mare la rende dipendente dai propri vicini per quanto concerne l’approvvigionamento energetico. L’oleodotto più importante collega la Macedonia del Nord a Salonicco, in Grecia, ed è capace di muovere l’equivalente di 50mila barili di petrolio al giorno. Il mix energetico macedone è dominato dal carbone, ma nei prossimi anni si vedrà probabilmente una crescente diversificazione a favore del gas naturale, giacché la Macedonia sta lavorando per costruire un gasdotto e una rete di distribuzione di gas naturale su scala nazionale.

Anche sul fronte commerciale il Paese risulta dipendente dagli Stati vicini, ma se lungo la rotta nord-sud i collegamenti sono buoni, su quella est-ovest restano problematiche relative ai rapporti con Albania e Bulgaria.

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Il tasso di disoccupazione, specialmente quella giovanile, è rimasto durante gli anni, e rimane tuttora, uno tra i più alti al mondo; il dato potrebbe però essere sopravvalutato, vista l’esistenza di un vasto mercato che non rientra nel calcolo delle statistiche ufficiali. Le rimesse degli emigrati hanno e avranno ancora per diverso tempo un peso importante (circa il 3% del PIL nazionale).

 

L’intera economia della Macedonia del Nord è strettamente legata all’Europa, sia come cliente per le esportazioni che come fonte di investimenti. Le note positive nel contesto economico del Paese riguardano il basso debito pubblico (circa il 40%), più basso rispetto ai vicini regionali e alla media dei Paesi europei, la crescente integrazione con i mercati mondiali e una discreta capacità di attrarre investimenti.

Società e diritti

La composizione etnica del Paese è piuttosto variegata. Le principali etnie sono quella macedone (circa il 64% della popolazione) e quella albanese (circa il 25%), seguite poi da altri gruppi minoritari come i turchi, i rom e i serbi. L’ultimo censimento ufficiale si è tenuto nel 2002, ragion per cui i dati non sono aggiornati; si stima che la popolazione rom sia sottostimata numericamente e possa rappresentare tra il 6% e il 12% dell’intera popolazione macedone. Per quanto riguarda il fattore religioso, la maggioranza macedone è cristiano-ortodossa, mentre la popolazione di etnia albanese è quasi tutta musulmana. I rapporti tra le due etnie sono ancora abbastanza tesi, e si registrano periodicamente degli episodi di violenza.

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Una problematica sociale importante è rappresentata dal declino del tasso di fecondità, che porta ovviamente a una diminuzione in termini numerici della popolazione. La corruzione nel Paese viene percepita in maniera considerevole. La stessa Unione Europea ha più volte condannato l’utilizzo dello “spoil system”, ovvero la pratica del licenziamento di determinati dirigenti della pubblica amministrazione nella fase di insediamento di un nuovo governo, che si riserva quindi la scelta di nuovi funzionari vicini alle sue posizioni.

 

Le organizzazioni criminali sono ben presenti e operative nel territorio macedone, riuscendo a intrecciare e mantenere contatti e legami con la criminalità organizzata dei Paesi limitrofi, in modo da coordinare le varie attività illecite.

Difesa e sicurezza

La Macedonia del Nord negli ultimi venti anni ha ridotto drasticamente il numero di forze militari impiegate e attive. Ad oggi, il personale di sicurezza in servizio conta su circa 8.000 unità, rispetto alle 25mila circa di inizio anni ’90. La Macedonia del Nord partecipa e contribuisce alle missioni euro-atlantiche “Resolute Support” in Afghanistan e “EUFOR” in Bosnia-Erzegovina.

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Nel 2006 la Macedonia (oggi Macedonia del Nord) è stato il primo Paese balcanico ad abolire la leva obbligatoria e a creare un esercito di professionisti. Il servizio militare, infatti, è oggi volontario dall’età di 18 anni.

Per facilitare la coesistenza delle due etnie principali nel Paese, anche per quanto riguarda le forze di sicurezza, viene seguito il principio dell’uguale rappresentanza: ad oggi, due ufficiali su dieci sono di etnia albanese.

 

La spesa militare in base al PIL negli ultimi anni si è ridotta progressivamente. Nel 2013 era pari al 1,17% del PIL, mentre nel 2017 è calata allo 0,9%.

Passato

Nel 1389 la Macedonia fu conquistata dall’Impero Ottomano e rimase sotto la sua dominazione per oltre cinque secoli. Nel Congresso di Berlino del 1878 venne riconfermato il dominio turco sui territori macedoni. Questi, successivamente, furono spartiti a seguito delle guerre balcaniche (1912-1913) tra la Grecia, la Bulgaria e la Serbia. Ciò portò alla nascita di movimenti nazionalistici inclini al terrorismo. Durante la Seconda guerra mondiale la Macedonia fu occupata dalla Bulgaria e nel 1946 entrò a far parte della Federazione Jugoslava.

Dopo la dissoluzione di quest’ultima, la Macedonia, nel 1991, proclamò pacificamente la propria indipendenza. Non mancarono le tensioni con la vicina Grecia, a causa delle rivendicazioni sulla Macedonia greca. Le frontiere furono decise e ufficializzate da un accordo con la Jugoslavia nel 1996.

Quando la NATO iniziò le sue operazioni in Jugoslavia nel 1999, la Macedonia fu investita da conseguenze pesanti. La principale riguardò l’arrivo di oltre 300mila profughi, solo in parte rientrati in Patria alla fine delle attività belliche.

Nel 2001 le varie proteste e rivendicazioni della minoranza albanese sfociarono in un conflitto, anche a causa del movimento di guerriglia che dal Kosovo si estese nella Macedonia occidentale. Dopo alcuni mesi di scontri si giunse, anche attraverso la mediazione europea e statunitense, agli Accordi di Ohrid che posero fine ai combattimenti, stabilendo delle linee guida per gli emendamenti costituzionali e per la creazione di nuove leggi a favore dei diritti delle minoranze.

Dalle elezioni politiche del 2002 si sono alternati al potere prima i socialdemocratici, poi nel 2006-2008 i conservatori. Nel 2005 la Macedonia si è candidata ufficialmente per entrare a far parte dell’Ue e della NATO, ma solamente negli ultimi anni si sono fatti notevoli passi avanti nel processo di adesione.

Presente

Nel biennio 2016-2017 ci fu una profonda crisi politica in Macedonia che rischiò di diventare ancora più pericolosa mischiandosi alle tensioni interetniche presenti nel Paese. Nel 2015 il leader socialista Zoran Zaev dichiarò di essere in possesso di registrazioni ed intercettazioni che rivelavano presunti abusi di potere e attività illecite di spionaggio da parte dell’allora premier Gruevski. Si svolsero delle elezioni anticipate nel 2016, i cui risultati hanno prodotto una situazione ancora instabile. La coalizione di Gruevski vinse di poche decine di voti ma senza appoggio in parlamento. Il partito di Zaev, insieme ad alcuni partiti albanesi, avevano i numeri governare ma il Presidente Ivanov non concesse loro il mandato. La situazione di stallo si è protratta fino ad aprile-maggio del 2017. Nell’aprile, quando fu eletto il candidato albanese Talat Xhaferi a speaker del Parlamento, alcuni sostenitori nazionalisti e del partito conservatore di Gruevski entrarono nell’assemblea arrivando a malmenare numerosi deputati. Nel maggio dello stesso anno Zaev fu nominato premier e ha potuto formare un esecutivo seppur con una strettissima maggioranza.

Questo governo, filo-occidentale, ha portato la Macedonia a firmare uno storico accordo con la Grecia (l’accordo di Prespa),  nel giugno del 2018, in base al quale la Repubblica di Macedonia ha accettato di cambiare il nome in Repubblica della Macedonia del Nord. Dopo essere stato ratificato da entrambi i Paesi, l’accordo è entrato in vigore il 12 febbraio 2019. Nello stesso periodo la Macedonia del Nord ha firmato un protocollo di adesione per diventare uno Stato membro della NATO. Prima di allora, la Grecia aveva sempre posto il veto sulla possibilità di ingresso nell’Alleanza Atlantica.

L’iter per entrare nell’Unione europea potrebbe invece richiedere più tempo.

Futuro

Le relazioni tra l’etnia macedone e quella albanese rimangono tutt’oggi piuttosto complicate, come si è potuto constatare nella crisi politica del biennio 2016-2017.

La politica più euro-atlantica del governo Zaev dovrebbe allontanare la Macedonia del Nord dalle posizioni filo-russe che avevano dominato nel recente passato il Paese. Gli esempi più eclatanti su questo fronte sono le relazioni con Bulgaria e Grecia. Nell’agosto del 2017 Skopje ha firmato un Trattato di amicizia con Sofia, con l’obiettivo di rendere più distesi i rapporti e poter creare delle basi per relazioni economiche, politiche e di sicurezza pacifiche. Anche l’elezione del nuovo presidente Stevo Pendarovski, favorevole all’accordo con la Grecia, si inserisce in questa politica di avvicinamento all’Ue e alla NATO.

Per quanto riguarda le migrazioni, la Macedonia del Nord rappresenta prevalentemente un Paese di transito. Nel 2018 sono stati stimati poco più di 3.100 migranti arrivati nel Paese.