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Anagrafica

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Nome ufficiale: Repubblica dell’India
Capitale: Delhi
Superficie: 3.287.263 km2
Densità 394,5 ab/km2
Confini: Bangladesh, Bhutan, Burma, Cina, Nepal, Pakistan
Popolazione: 1.296.834.042
Composizione etnica: Indo-artiani (72%), Dravidici (25%), Mongoli e altro (3%)
Forma di governo: Repubblica parlamentare
Lingue ufficiali: Hindi (43,6%), Bengali (8%), Marathi (6,9%), Telungu (6,7%), Tamil (5,7%), Gujarati (4,6%), Urdu (4,2%), Kannada (3,6%), Odia (3,1%), Malayalam (2,9%), Punjabi (2,7%), Assamese (1,3%), Maithili (1,1% ), altri
Religioni: Indù (79,8%), Musulmani (14,2%), Cristiani (2,3%), Sikh (1,7%), altre (2%)
Aspettativa di vita: 69,1 anni
Tasso di natalità: 2,4 bambini per donna
Servizio militare: 18 anni per il servizio militare, 17 anni per il servizio militare volontario; il servizio militare è obbligatorio per entrambi i sessi e dura 32 mesi per gli uomini e 24 per le donne
Scolarizzazione: 71,2%
Unità monetaria: rupia
PIL: 2,602 miliardi (2017)
Tasso di crescita del PIL: 6,7% (2017)
Debito pubblico/ PIL: 71,2% (2017)
Export partners: USA 15,6%, UAE 10,2%, Hong Kong 4,9%, Cina 4,3%, Belgio 4,7%
Import partners: Cina 16,3%, USA 5,5%, UAE 5,2%, Arabia Saudita 4,8%, Svizzera 4,7%

Istituzioni

La Costituzione definisce l’India una Repubblica sovrana, socialista e laica fondata sul principio della divisione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario.

L’India è una Repubblica democratica e federale divisa in 27 Stati confederati e 7 territori.  L’organo legislativo è il Parlamento che ha composizione bicamerale: il Consiglio degli Stati (Rajya Sabha), composto da 245 membri in carica per 6 anni (233 eletti indirettamente dalle legislature degli Stati e 12 nominati dal presidente), e la Casa del Popolo (Lok Sabha), composta da 545 membri (543 eletti direttamente nei singoli collegi elettorali dai cittadini e 2 scelti dal presidente) in carica per 5 anni.

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Il presidente e il vicepresidente sono nominati indirettamente da un collegio composto da membri eletti da entrambe le Camere, mentre il Primo ministro viene eletto dai membri della Casa del Popolo, all’interno del partito di maggioranza. La carica di presidente è ricoperta attualmente da Ram Nath Kovind, quella di capo del governo da Narendra Modi.

Va sottolineato che i poteri presidenziali sono assai limitati rispetto a quelli governativi, anche se il Primo ministro è comunque responsabile del proprio operato, insieme al Consiglio, davanti alla Casa del Popolo. Dall’11 aprile al 19 maggio si sono aperte le urne per definire il nuovo asseto istituzionale: al voto andranno oltre 900 milioni di persone, tra cui circa 80 milioni nuovi elettori, e dunque potrebbe rivelarsi determinante proprio il voto dei giovani.

Economia

Seppur versando ancora in una situazione di povertà e arretratezza, l’India può contare su una solida economia crescente: dall’agricoltura all’industria, fino al mercato dei servizi. Quest’ultimo rappresenta la maggiore fonte dell’economia nazionale e riguarda circa i due terzi dell’output indiano. Ma questo tipo di mercato incanala solo un terzo della forza lavoro, facendo permanere gravi problemi che riguardano il livello della disoccupazione, circa l’8,5% della popolazione. A ciò si aggiunga che il 21,9% della popolazione, pur avendo un’occupazione, vive sotto la soglia di povertà. L’industria tessile, chimica, dei trasporti, del petrolio, meccanica, delle automobili e farmaceutica copre in maniera cospicua i 304,1 miliardi dell’export indiano.

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Dal punto di vista energetico, pur essendo in parte autosufficiente, l’India si ritrova con un sistema elettrico obsoleto che rischia di collassare, con circa 300 milioni di persone che non hanno accesso all’elettricità e un sistema ancora basato per circa il 70% sui combustibili fossili, con rilevanti problemi ambientali. La Repubblica indiana ha ideato un grande piano di sviluppo energetico delle risorse rinnovabili, ma non sembra comunque intenzionata a rinunciare all’utilizzo del carbone, che è garanzia della propria autosufficienza energetica.

Società e diritti

La società indiana ha profonde problematiche irrisolte: il sovraffollamento delle città, il degrado urbano con seri risvolti negativi dal punto di vista sanitario, l’abbandono delle popolazioni rurali, che oltre a trovarsi in situazioni di estrema povertà e arretratezza spesso non godono nemmeno dei servizi essenziali come la sanità e l’illuminazione, senza dimenticare lo stato di povertà generale.

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Anche dal punto di vista dei diritti si registrano serie criticità. Il sistema delle caste, anche se abolito da molto tempo, resta imperniato nelle tradizioni della cultura predominante, ossia quella derivante dalla religione indù. Lo stesso discorso vale per i diritti delle donne, le quali, seppur hanno visto il progressivo riconoscimento di un’uguaglianza formale e del diritto a una parità di trattamento rispetto agli uomini, sono ancora fortemente discriminate.

Un altro problema di fondamentale importanza riguarda l’eterogeneità nella composizione etnica del Paese, che si scontra con la predominanza della popolazione indù. Spesso le minoranze si trovano in situazioni di discriminazione o comunque sono poste in secondo piano soprattutto nelle decisioni politiche. Sono forti, ad esempio, gli attriti con la grande comunità musulmana, formata da circa 200 milioni di persone. Questi attriti con le varie minoranze etnico-religiose sono testimoniati dalla presenza sul territorio indiano di una moltitudine di gruppi ritenuti terroristici autoctoni e stranieri, dagli Hizbul Mujahideen agli Indian Mujahideen, da al-Qa’ida all ISIS-K.

Difesa e sicurezza

Oltre a essere una potenza nucleare, l’India è una delle forze militari più potenti al mondo, che investe circa 55,2 miliardi di dollari nella difesa e conta su 1.362.500 uomini in servizio attivo e su 2.100.000 riservisti. Il Paese sta provvedendo all’ammodernamento dei propri equipaggiamenti, in una corsa agli armamenti che vede un import delle attrezzature militari sempre più in crescita.

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Alcuni equipaggiamenti militari si possono ritenere obsoleti, ma l’esercito indiano può disporre di informatici tra i migliori al mondo, e di un settore cyber sempre più in crescita dal punto di vista militare. Gli strumenti cibernetici sono ormai i nuovi strumenti di guerra e l’India si trova circondata da Paesi che utilizzano sofisticati sistemi del genere per sferrare attacchi hacker, come Russia, Pakistan, Nord Corea, Cina, rientrando nell’alveo delle cyber potenze mondiali anche gli Stati Uniti.

L’India, inoltre, è una potenza nucleare ormai consolidata: possiede più di 100 testate nucleari e ha sviluppato un sofisticato programma missilistico di difesa, capace di abbattere anche i satelliti che stazionano in bassa orbita. Su questa linea è il programma spaziale indiano che ha visto notevoli sviluppi (si pensi al lancio del satellite Astrosat lanciato in orbita nel 2015) ed è tale da poter competere con i programmi spaziali di Cina, Russia, Agenzia Europea, Nasa.

Passato

L’india ha raggiunto l’indipendenza dal dominio britannico nel 1947, grazie alla dura lotta di Mohandas Gandhi e Jawahararlal Nehru, tramite la non-violenza, la resistenza passiva e la disobbedienza civile. L’indipendenza indiana si inserisce nel più ampio contesto della perdita di controllo delle sfere di influenza dell’Impero britannico, flagellato dalla guerra e ormai incapace di gestire i possedimenti coloniali ed essere protagonista nello scenario internazionale. La potenza britannica in questi anni si sgretolerà, dall’Asia al Medio Oriente, lasciando spazio alle neo-potenze mondiali come Stati Uniti e Unione Sovietica.

La Corona, nel concedere l’indipendenza costituì due Stati autonomi e separati: L’Unione Indiana, composta da una maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. Il ritiro delle forze armate inglesi dal territorio comportò l’innescarsi di grandi scontri fra le neonate comunità, i gruppi più radicali e integralisti conquistarono maggiore spazio, tanto che Gandhi, il 30 gennaio 1948, fu assassinato dai nazionalisti Indù proprio per la sua politica di conciliazione con la comunità musulmana.

L’Unione Indiana appena nata presentava innumerevoli criticità economiche, sociali, religiose e politiche, versava in uno stato di arretratezza in termini industriali, agricoli, infrastrutturali, e la condizione di povertà si univa a un sovrappopolamento insostenibile e ingovernabile. I problemi religiosi divenivano sempre più evidenti e le frizioni con le comunità musulmane erano destinate ad acuirsi. In questo quadro si inserisce il ruolo del capo del governo Jawahararlal Nehru.

A dimostrazione di queste tensioni sociali e religiose vi fu lo scoppio del primo conflitto con il Pakistan (1947-1949) che interessò il principato del Kashmir, dove una popolazione a maggioranza musulmana era governata da un sovrano Indù. Questo conflitto e la risoluzione della questione posero le basi delle future tensioni protrattesi fino ai giorni nostri.

Nel 1950 una nuova Costituzione trasformò il Paese in una Repubblica democratica e federale con 27 Stati confederati e 6 territori.

Nehru avviò poi un impegnativo processo di sviluppo che aveva ad oggetto la modernizzazione economica e sociale del Paese: affermò la laicità della vita pubblica, l’eguaglianza fra uomo e donna nei loro diritti, abolì il sistema delle caste, imperniato sulle tradizioni indù, che comportava grandissime discriminazioni delle classi meno abbienti e impediva loro una concreta ascesa sociale.

Quando Nehru morì, nel 1964, la Repubblica democratica dell’India si ritrovava in uno scacchiere geopolitico alquanto complesso: il mondo era nel pieno della Guerra fredda.

Il Primo ministro Indira Gandhi, figlia di Mohandas Gandhi, stipulò un Trattato di mutuo soccorso con l’Unione Sovietica nel 1971. Nello stesso anno scoppiò un nuovo conflitto con il Pakistan, che avrebbe portato all’indipendenza del Bangladesh. Il 1974 fu un anno decisivo e importante per l’India, perché si affermò per la prima volta la sua potenza nucleare, facendo brillare la prima bomba atomica. Indira Gandhi verrà assassinata da uno sikh a causa delle notevoli tensioni sociali e religiose che erano state represse con la violenza, e la guida del governo passerà nelle mani del figlio Rajiv, a sua volta ucciso in un attentato nel 1991.

Presente

Nel 1998, con l’ascesa dei nazionalisti-integralisti indù del “Bharatiya janata party”, si riaccese duramente il conflitto con il Pakistan nel Kashmir, al punto che subito dopo la conduzione da parte dell’India di test nucleari, il Pakistan, a dimostrazione della propria forza, mise a sua volta in atto simili test.

Nel 2004 diverrà Primo ministro Sonia Gandhi, costretta alle dimissioni in seguito alle forti critiche popolari per la sua nazionalità italiana. Il governo fu lasciato nelle mani di Manmohan Singh, artefice di un importante accordo con il Pakistan nel 2005 che attenuò la conflittualità fra i due Paesi. Nonostante questo importante passo, nel novembre 2008 i terroristi pakistani condussero degli attacchi a Mumbai, provocando ancor più astio verso i pakistani e verso la popolazione musulmana. Singh rimarrà al governo fino al 2014, e verrà poi sostituito da Narendra Modi, l’attuale Primo ministro indiano.

Il Paese è oggi completamente diverso rispetto al passato, potendo contare su nuovi settori in via di sviluppo ma ormai consolidati, come quello delle nuove tecnologie (high-tech), dell’informatica e delle comunicazioni. Rimangono certo notevoli problematiche, dalla questione ambientale a quella della sanità e del degrado dei centri urbani, dalla povertà fino alle questioni militari del Kashmir e di politica estera.

Da Singh a Modi, la questione del Kashmir è tornata a essere una questione di rilevante importanza per l’India (si pensi all’abbattimento di un Mig-21 Bison indiano caduto in una trappola escogitata dal Pakistan nei primi mesi del 2019). Questo territorio rimane un territorio conteso, in cui hanno a che fare tre potenze nucleari: Cina, India e Pakistan. L’India non riconosce la cessione dei territori effettuata dal Pakistan alla Cina, territori nei quali vi è una forte presenza militare della Repubblica popolare nella vicinanza delle zone di confine con l’India stessa, che inoltre accusa Pechino di avere ceduto testate nucleari proprio al Pakistan.

Questo momento storico è di rilevante importanza per la Repubblica indiana ed è segnato dalla crescente competizione con la Cina, l’unico grande competitor asiatico. Tale competizione investe la corsa negli armamenti, il controllo e lo sviluppo di relazioni e rotte marittime nell’Asia meridionale, il fronte energetico, il contenzioso sui confini e le alleanze strategiche. La crescita del budget militare di entrambi i Paesi, il trasferimento di uomini e mezzi cinesi nella base di Gibuti (la Cina punta a costruire basi militari anche in Sri-Lanka, nelle Maldive e in Pakistan), con conseguente potenziamento dei mezzi anfibi, la fitta rete di accordi economici e militari che la Repubblica cinese sta tessendo in tutta l’Asia, sono tutti elementi che confermano il trend.

Rimangono però notevoli ambiguità in questo scacchiere, che naturalmente vede attratti nel gioco anche Russia e Stati Uniti. Usa e India sono infatti sullo stesso fronte contrario alla Via della Seta cinese; India e Russia fronteggiano la Cina e il Pakistan; Russia e Cina si oppongono agli Stati Uniti che mantengono una forte presenza e influenza in tutta la fascia asiatica. Così, in Asia e in India esistono oggi pericolose frizioni che coinvolgono le più grandi potenze mondiali.

Futuro

Dall’11 aprile fino al 19 maggio il popolo indiano è chiamato alle urne. Queste elezioni si presentano come una grande sfida fra gli storici partiti del Paese, il Partito del Popolo di Modi e il Partito del Congresso di Rahul Gandhi. Se le elezioni verranno rivinte da Modi ci sarà sicuramente una maggiore attenzione alla questione del Kashmir e al problema cinese, e potrebbero crearsi i presupposti per un’alleanza Usa-India-Giappone-Australia. Si farebbe così della sicurezza nazionale una questione principale in nome del nazionalismo indù. In caso di vittoria di Rahul Gandhi, le posizioni contro il Pakistan e la minoranza musulmana saranno più moderate, e verrà concessa maggiore attenzione ai problemi di politica interna: dal degrado alla sanità, dalla povertà all’inquinamento e all’ammodernamento delle infrastrutture.