COREA DEL NORD
Anagrafica
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La Corea del Nord è un Paese totalitario comandato da Kim Jong-un, Guida Suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea dal 2011. Il Primo ministro invece, dal 11 aprile 2019 è Kim Jae Ryong, presidente del Partito dei Lavoratori di Corea.
La Commissione per gli Affari dello Stato è il massimo organismo militare e la massima istituzione del Paese, composta da un presidente (la Guida Suprema stessa) e da un numero imprecisato di membri ordinari, in carica per cinque anni.
Economia
Quel poco che si può dire sull’economia della Corea del Nord è il fatto che sia una delle più centralizzate e meno aperte al mondo, segnata da difficoltà croniche.
Lo stock di capitale industriale è altamente insufficiente, a causa di anni di sottoinvestimenti, carenza di tecnologia e scarsa manutenzione, e la spesa militare su vasta scala e il programma di riarmo nucleare consumano quasi completamente le risorse necessarie alla costruzione di un welfare moderno, danneggiando gravemente gli investimenti e il benessere della popolazione.
Società e diritti
Afflitta da pessime condizioni di vita e da una fortissima corruzione, la società coreana è schiacciata dalla sua dittatura. L’ateismo di Stato è la credenza maggiormente diffusa e l’idolatria dei precedenti dittatori è stata fissata anche nella Carta costituzionale, attraverso la creazione di figure istituzionali come quella del “Presidente Eterno” (Kim Jong-Il) e del “Segretario Generale Eterno” (Kim Il – Sung).
Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani accusano la Corea del Nord di occupare una delle peggiori posizioni al mondo per le condizioni di vita imposte ai propri cittadini.
Difesa e sicurezza
La Corea del Nord è lo Stato più militarizzato al mondo, con una spesa militare del 15,8% del PIL.
Divisa in cinque sezioni (Terra, Marina, Aerea, Missilistica strategica e Forze Speciali), la difesa è affidata all’Armata Popolare di Corea. Le Forze armate contano più di un milione di uomini in servizio e più di otto milioni di riservisti.
Passato
Chiusa verso l’esterno fino all’inizio del XX secolo, quando fu annessa, nel 1910, dal Giappone, la penisola coreana fu controllata dall’Impero nipponico fino al termine della Seconda guerra mondiale, quando venne divisa in due zone d’influenza: una russa al Nord e un’altra americana al Sud.
Le due zone, che divennero due veri e propri Stati, furono presto sgomberate dalle truppe straniere e, nel 1950, entrarono in guerra quando la comunista Corea del Nord, guidata da Kim Il Sung, tentò con la forza l’unificazione dell’intera penisola. Dopo tre anni di conflitto, furono confermati confini preesistenti e creata un’area di 4 km lungo il confine, nota come Zona Demilitarizzata, che per i 45 anni successivi è stata un’area di continui scontri e tensioni.
Nel corso dei decenni successivi la Corea del Nord iniziò a liberarsi dall’influenza sovietica, perseguendo un piano politico-economico autarchico ispirato allo “juche’’, l’autosufficienza, e iniziando a sviluppare l’industria pesante.
Per la prima volta, scuole, cliniche e scorte alimentari furono concesse ai cittadini, assieme al diritto al lavoro, e la Corea del Nord iniziò a vantare un tasso di sviluppo superiore a quello dei coreani del sud. Una possibile svolta nella penisola si ebbe nel 1972, quando, dopo una serie di accordi segreti, le due Coree si dichiararono disposte ad aprire un dialogo che potesse portare alla riunificazione del Paese. Il dialogo, però, cessò già nel 1973, riportando le relazioni tra i due Stati a livelli molto tesi.
Stabilizzando la discendenza dittatoriale, nel 1980 il maggiore Kim il Sung nominò ufficialmente suo figlio Kim Jong Il come successore, lasciandogli assumere un crescente ruolo politico e manageriale fino alla sua morte, nel 1994. Sotto la guida di Kim Jong Il, la Repubblica Popolare di Corea avviò un programma di sviluppo nucleare e missilistico, secondo alcuni incrementando le difficolta economiche del Paese ed enfatizzando quel processo di isolamento che perdura ancora oggi.
Per cause che vanno dalla scomparsa dell’Unione Sovietica alle inondazioni, una grave carestia colpì il Paese per quasi tutti gli anni ’90, mietendo tra le 200mila e i tre milioni di vittime. L’emergenza fu tale che per la prima volta nella sua storia il regime chiese aiuto umanitario all’estero.
Dal 1995 al 1998 Pyongyang beneficiò di quantità sempre maggiori di aiuti alimentari (stimati in più di un miliardo di dollari in quattro anni) e di un appello delle Nazioni Unite che portò al secondo programma di assistenza nazionale dopo la ex Jugoslavia.
L’aiuto internazionale durò a lungo: basti pensare che gli USA inviarono 300mila tonnellate di alimenti e che la Corea del Sud fu di gran lunga il primo fornitore.
I sostegni tuttavia cessarono per decisione dello stesso regime che, ad oggi, attende supporto sotto forma di cooperazione allo sviluppo.
Negli anni ’90, alla terribile crisi economica dovuta alla caduta dell’Urss, si sommarono gli avvertimenti della Cia. Gli americani, infatti, minacciarono dure sanzioni se non fossero cessati i progetti riguardanti gli armamenti atomici. Nel maggio 1993 Pyonyang lanciò un missile Rodong nel Mar del Giappone ma, già l’anno successivo, Kim Il Sung sorprese tutti annunciando il congelamento del programma nucleare e dichiarandosi pronto a incontrare il presidente della Corea del Sud. Incontro che non ebbe mai luogo, poiché Kim Il Sung morì l’8 luglio 1994.
Gli anni Duemila hanno rappresentato l’inizio del tentativo di riforma dell’economia, attraverso politiche di liberalizzazione del mercato e di fine dell’isolazionismo, e della ripresa del dialogo tra le due Coree per giungere alla soluzione della crisi nucleare, innescata dopo le ammissioni di Pyongyang interessata a ottenere circa 400 milioni di dollari in aiuti alimentari ed energetici. Solo nel 2008, tuttavia, gli Stati Uniti annunciarono la rimozione della Corea del Nord dalla “lista nera” dei Paesi che appoggiano il terrorismo internazionale, dopo che il regime di Pyongyang accettò tutte le richieste avanzate dall’amministrazione Bush per la verifica delle attività nucleari. Verifiche che, però, non avvennero mai.
Nel 1972, dopo l’imposizione della legge marziale, Park procedette a delle modifiche costituzionali per accrescere i suoi stessi poteri, ma un diffuso malcontento fu all’origine del suo assassinio nel 1979. L’allora Primo ministro, Choi, divenne presidente ad interim, rimanendo in carica per brevissimo tempo. Il generale Chun, difatti, si impadronì del controllo sulla Nazione con un colpo di Stato militare e pochi mesi dopo, nel 1980, fu eletto presidente della quinta Repubblica. Di lì a poco, però, il Paese fu attraversato da una serie di proteste contro la dittatura militare, severamente represse dal regime. Nel 1987, comunque, Chun fu costretto a concedere alcune riforme democratiche, tra cui l’elezione presidenziale a suffragio diretto. Le prime elezioni parlamentari libere si tennero nel 1988 e videro prevalere Roh Tae Woo, un’altra figura appartenente al panorama militare. Le proteste studentesche continuarono ma, contrariamente alle aspettative, Roh liberalizzò in maniera marcata il sistema politico, ristabilendo relazioni internazionali con la Cina e con l’Unione Sovietica, adottando una serie composita di misure volte a diminuire il tasso di autoritarismo del governo. In questo stesso periodo, la capitale Seoul ospitò le ventiquattresime Olimpiadi e, sull’onda lunga del successo registrato nell’organizzazione della manifestazione sportiva, nel 1991 la Corea del Sud entrò a far parte delle Nazioni Unite. Nel 1993 fu per la prima volta il momento di un presidente non appartenente al ramo militare, Kim Young Sam. Nel 1996 il Paese raggiunse l’ambito traguardo dell’ingresso nell’OECD, l’organizzazione che raggruppa gli Stati più ricchi e avanzati del globo. E tuttavia, una volta raggiunto quell’obiettivo, i numerosi fattori che avevano reso possibile un celere successo economico si trasformarono in evidenti lacune. Di lì a un anno, il Paese venne colpito dalla durissima crisi economico-finanziaria che travolse tutta l’area est-asiatica. Le elezioni del 1997 furono vinte da Kim Dae Jung, il cui immediato compito fu quello di affrontare in maniera immediata le conseguenze di una crisi che avrebbe fatto registrare una profonda recessione e la richiesta di aiuto al Fondo Monetario Internazionale, nel dicembre 1997. L’ammontare della cifra messa in campo dal Fondo rappresenta ancora oggi il più grande prestito concesso storicamente a un singolo Stato: 58,35 miliardi di dollari. Pochi anni più tardi, nel 2000, avvenne lo storico incontro tra il presidente Kim Dae Jung e il leader nordcoreano Kim Jong Il, in conseguenza del quale si sperò nella pacifica risoluzione dei rapporti e nella riunificazione del Paese. Nel 2003 fu eletto presidente Roh Moo Hyun, in carica fino alla fine del 2007.
Il 4 ottobre 2007 Roh Moo-hyun e il leader della Corea del Nord Kim Jong-Il firmarono un accordo di cooperazione suddiviso in otto punti, tra i quali venne ricompreso il ripristino dei voli e degli scambi ferroviari e commerciali fra i due Stati.
Presente
Kim Jong Un è stato proclamato pubblicamente come successore di suo padre nel 2010 e, alla sua morte, è riuscito ad assumere rapidamente sempre maggior potere all’interno del regime, occupando le più importanti cariche politiche e militari.
Dopo decenni di crisi alimentari, la produzione agricola interna è oggi aumentata, ma continua ad essere ben lontana dai livelli sufficienti a provvedere all’intera popolazione.
Alcune riforme economiche hanno poi iniziato ad allentare le restrizioni per favorire i mercati semi-privati a partire dal 2002, ma ben pochi altri sforzi sono stati compiuti per raggiungere l’obiettivo del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
La storia della Corea del Nord è segnata da provocazioni militari e dalla proliferazione di progetti di sviluppo missilistici a lungo raggio che hanno limitato, se non annullato, l’impegno internazionale in termini economici.
La prima fase del periodo di Kim Jong Un, infatti, è stata caratterizzata da una grande aggressività: Il 29 marzo 2013 il dittatore proclamò lo stato di guerra con la Corea del Sud e, il mese successivo, lo Stato maggiore dell’esercito annunciò ufficialmente un attacco nucleare contro gli Stati Uniti in caso di aggressione. Tutto avvenne in linea con il rilancio di una politica di sviluppo sinergico tra armi nucleari ed economia.
Sviluppo che, secondo il regime, è stato completato nel 2018, lasciando spazio ad una prospettiva economica e diplomatica per il Paese.
Questo cambio di passo è stato sancito il 27 aprile 2018, quando, dopo oltre 10 anni di accesi scontri, il leader della Corea del Nord e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, si sono incontrati nel villaggio di Panmunjeom, al confine tra i due Paesi. Durante il summit le delegazioni hanno discusso della fine della guerra e dell’inizio del processo di pace, passaggio contestuale alla denuclearizzazione nordcoreana. I due Paesi si sono inoltre impegnati a fare in modo che l’armistizio del 1953 diventi un Trattato di pace entro la fine del 2018. Rilevante, infine, è stato l’incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel giugno 2018. Incontro tuttavia privo di riscontri pratici (soprattutto sul nucleare), ma che ha sicuramente rappresentato un primo, importante passo verso la normalizzazione dei rapporti tra il regime di Pyongyang e la comunità occidentale.
Futuro
Con la seconda fase dell’attuale regime, la strategia nordcoreana sta probabilmente cambiando, nonostante le caratteristiche socialiste restino saldamente ancorate alla cultura di Pyongyang e nulla lasci presagire un cambio in questo senso.
La parata militare del 2018, evento da sempre utilizzato a fini propagandistici all’interno e all’esterno, ha mostrato questo cambio di passo: i tanto attesi missili intercontinentali (ICBMs), testati soprattutto tra il 2016 e il 2017, non hanno sfilato per le strade di Pyongyang e sono stati sostituiti dall’inattesa presenza del popolo nordcoreano, quasi a simboleggiare la prospettiva economica e sociale che si intende seguire.
Se la Corea del Nord dovesse procedere su questo cammino, lo sviluppo economico moderno potrebbe sostituire completamente il welfare fondato sull’apparato militari, consolidando così sia il sostegno degli oltre 3 milioni di cittadini che quello della politica internazionale.
Altri importanti segnali provenienti da quella giornata nazionale hanno riguardato la presenza di Li Zhanshu, il terzo uomo politico più importante della Cina, e la partecipazione di diverse delegazioni di governi e partiti socialisti o comunisti, per lo più provenienti dai Paesi in via di sviluppo.
L’isolazionismo, le sanzioni internazionali e l’atteggiamento aggressivo che Pyongyang ha avuto negli ultimi anni sembrano oggi appartenere a un approccio del passato, e Kim Jong-un pare più interessato a coltivare i rapporti diplomatici.
Il tentativo di riappacificazione con gli Usa di Trump, ancora infruttuoso concretamente, dal grande valore diplomatico, rappresenta un ulteriore esempio, come pure la simbolica stretta di mano avvenuta tra i leader delle due Coree nel 2018.
Ѐ difficile prevedere quanto accadrà, sia per motivi legati alle contingenze regionali, sia per la volubilità di cui i regimi di Pyongyang hanno storicamente dato prova. Quel che appare certo è che, nonostante non siano in discussione modifiche riguardanti la forma di Stato e di governo, la dittatura sembra interessata a un progressivo miglioramento sociale ed economico, al fine di rendere la Corea del Nord uno Stato più moderno e meno dipendente dai propri alleati.